La risata non è una conseguenza: è una rivoluzione.

(Parola di William James)

MINDFULNESS

Ludovica Fanelli

6/20/20252 min read

PANNELLO IN LEGNO CON LA SCRITTA RIDI E SII FELICE
PANNELLO IN LEGNO CON LA SCRITTA RIDI E SII FELICE

“Non ridiamo perché siamo felici. Siamo felici perché ridiamo.”
Lo ha detto William James, filosofo e psicologo americano, considerato uno dei padri della psicologia moderna. E no, non era un comico. Anche se, onestamente, questa affermazione meriterebbe un posto d’onore tra le migliori battute di stand-up therapy.

Perché sì, ridere è terapeutico. Ma qui c’è qualcosa di più: una verità profonda e, per certi versi, rivoluzionaria. James ci sta dicendo che non serve aspettare la felicità per sorridere.
Possiamo cominciare dal gesto — e lasciare che l’emozione segua.
Un po’ come fare ordine in casa e scoprire che ti si alleggerisce anche il cervello.

Il corpo sa prima della mente

Questa idea, oggi supportata anche da alcune neuro-scienze e dalla psicologia somatica, si basa su un concetto tanto semplice quanto radicale: le emozioni non nascono solo nella mente.

  • La postura influenza la fiducia.

  • Il sorriso… può influenzare l’umore.

  • Il respiro influenza l’ansia.

In un esperimento del 1988, alcuni psicologi fecero tenere una penna in bocca ai partecipanti per “forzare” l’attivazione dei muscoli del sorriso. Risultato? Quelli che simulavano il sorriso trovarono più divertente una vignetta, rispetto a chi teneva la penna in modo neutro. Non si trattava di “fingere”. Si trattava di stimolare il corpo a “parlare” con la mente.

E se provassimo a smettere di aspettare?

Quante volte diciamo:
“Quando avrò tempo, mi rilasso.”
“Quando sarò felice, tornerò a ridere.”
“Quando smetterà questo periodo, starò meglio.”

E se fosse il contrario? Se cominciando a ridere un po’ di più, anche senza un motivo apparente, potessimo influenzare davvero il nostro stato emotivo?

Non si tratta di negare ciò che proviamo. Non è il solito “pensa positivo” che ti fa sentire peggio.
È un invito gentile e ironico a partire da un’azione semplice per spostare qualcosa dentro.

Una risata non risolve i problemi. Ma li guarda con occhi nuovi.
E magari — proprio in quel cambio di sguardo — trovi una via d’uscita.

Sì, ma come si fa a ridere quando non ne hai voglia?

Ottima domanda. E no, non ti sto consigliando di metterti davanti allo specchio a fare il clown (a meno che non ti venga spontaneo). Ci sono piccoli gesti che puoi fare, ogni giorno, per stimolare la risata, o almeno un sorriso.

1. Cerca il ridicolo, non il perfetto

Guarda la tua giornata e chiediti: qual è la cosa più assurda che ho fatto oggi?
Forse hai mandato un vocale di 4 minuti in cui parli con la voce da criceto, oppure ti sei arrabbiata con il tappetino del bagno che non si abbina al portascopino. Ecco. Ridi.

2. Guarda o leggi qualcosa di stupido (di proposito)

A volte basta una battuta scema ben piazzata per spezzare il circolo vizioso dei pensieri grigi.

3. Frequenta chi sa far ridere (e non solo chi sa parlare)

Hai un’amica che riesce a ridere anche dei parcheggi sbagliati? Tienila stretta.
Hai un parente che fa battute brutte ma ti fa ridere lo stesso? Portalo a cena.

4. Prova lo yoga della risata (sì, esiste davvero)

Sembrerà strano all’inizio. Ma ridi. Ridi anche solo per ridere. E poi vedi che succede.

Ridere è lasciare andare

In fondo, ridere è una forma di resa.
È smettere per un attimo di controllare, spiegare, trattenere.
È un piccolo terremoto interiore che allenta le rigidità e apre spiragli. Quando ridi, non puoi stare contratta. E questo, da solo, è già terapeutico.

Concludendo, ridendo...

Non servono giornate perfette per ridere.
Non serve avere tutto in ordine.
Non serve neanche “sentirsela”.

A volte basta scegliere di iniziare dalla risata, anche se ti sembra fuori luogo.
Perché — parafrasando William James — non serve aspettare la felicità per ridere.
Puoi cominciare a ridere. E forse, forse, la felicità ti segue.

E nel dubbio… ridi lo stesso.
Male che vada, avrai fatto un buon esercizio facciale.

Ciao da Ludo